Le Domande Frequenti

Come tutti i cambiamenti, l’istituzione del Parco Marino solleva domande, dubbi, e qualche legittima preoccupazione. In questa sezione diamo delle risposte alle più comuni domande che ci vengono poste da chi è interessato a conoscere le reali conseguenze della sua istituzione su abitudini, tradizioni ed attività economiche.

Si può fare il bagno nel Parco Marino?

Ma certo! il bagno si potrà fare ovunque, su tutti i 26 km di litorale coinvolti. Anche nella fascia di maggior protezione, la cosiddetta “Zona A di tutela integrale”, lunga circa 800 metri su 26 km, è prevista la balneazione entro 100 metri dalla battigia. In tutto il resto del Parco Marino la balneazione non subisce alcuna limitazione.

E si potrà pescare con lenza e canna?

La pesca con canna, consolidata tradizione del territorio, potrà essere svolta da tutti i residenti dei comuni coinvolti. L’unica area interdetta a questa attività è quella della zona A, un piccolo tratto di 800 metri su 26 Km di costa. Anche i non residenti potranno comunque pescare su 23 dei 26km di costa del Parco Marino, previa autorizzazione del soggetto gestore.

E andare in barca?

Nel Parco Marino si potrà andare in barca! L’unica area interdetta a questa attività è quella della zona A, un piccolo tratto di 800 metri su 26 Km di costa, in cui potranno circolare solo imbarcazioni adibite al soccorso, alla sorveglianza e alla ricerca scientifica. Il regolamento introduce solo alcune limitazioni sulla velocità e sulle modalità di ancoraggio: le zone il cui fondale è particolarmente sensibile prevederanno apposite boe di ancoraggio, per evitarne il danneggiamento.

Ma i pescatori potranno continuare a pescare nel Parco Marino?

L’esercizio della piccola pesca artigianale e del pescaturismo sarà consentito ai pescatori dei comuni ricadenti nel Parco, con la sola eccezione della zona A, un piccolo tratto di 800 metri su 26 km. Nella gran parte del Parco potranno comunque pescare anche imprese di pesca di altri comuni e quelle del Consorzio dei pescatori di vongole.

E le immersioni? Si potrà continuare con le attività subacquee?

Naturalmente! Le immersioni e le visite guidate subacquee saranno possibili in tutto il perimetro del Parco Marino, naturalmente con attenzione alla tutela dei fondali. Come tutte le attività turistiche, sportive e ambientali saranno elementi trainanti nella vita del Parco. L’unica area interdetta è la piccola Zona A di riserva integrale, circa 800 metri su 26 km di costa.

Il Parco limiterà gli interventi di difesa della costa, come le scogliere?

Il Parco Marino non sostituisce il Piano Regionale di Difesa della Costa, e come in tutte le Aree Marine Protette la salvaguardia delle persone e delle infrastrutture dall’azione erosiva del mare ha carattere prioritario e inderogabile. Pertanto ogni intervento necessario a difesa della costa potrà essere eseguito.

Il Parco limiterà l'uso degli arenili in concessione?

Il Parco Marino è un sistema di tutela del mare, non dell’arenile. Sulle spiagge restano in vigore le normative del Piano Spiaggia approvate dai rispettivi comuni, dunque non scatteranno nuove limitazioni. Al contrario: i concessionari potranno contare su specifici finanziamenti loro riservati per la qualificazione ambientale ed architettonica, in linea con gli obiettivi del Parco.

Il Parco aumenterà la burocrazia?

No: il Parco non sarà l’ennesimo ente a cui chiedere autorizzazioni, ma svolgerà una funzione di raccordo tra le istituzioni che già gestiscono mare, arenili e demanio marittimo, semplificando le procedure. La gestione è affidata dal ministero ai Comuni e a una struttura con pochissimo personale, prevalentemente interno agli stessi Comuni. Le somme necessarie alla sua gestione saranno messe a disposizione dal Ministero della Transizione Ecologica e non andranno ad erodere i bilanci degli enti; anzi aprirà nuovi e specifici canali di finanziamento riservati ai Comuni impegnati nella salvaguardia ambientale.

Il Parco ridurrà i fattori di inquinamento?

Questa è una delle missioni prioritarie del Parco Marino, che nasce per contrastare i danni prodotti da trivellazioni, rifiuti, inquinamento fluviale. La sua istituzione permetterà di monitorare più efficacemente tutti questi pericoli attraverso protocolli più rigidi e controlli più frequenti.